Facciamo Chiarezza in 5 Minuti (Rubrica Settimanale) – Le ONG

Salve a tutti, siamo arrivati alla fine di questa prima parte della rubrica dove ho cercato di spiegarvi nel modo più semplice possibile gli argomenti di “grido” dell’attualità nostrana. Nell’ultima puntata affronterò un argomento molto sensibile e su cui c’è da fare molta chiarezza : le famosissime e criticatissime ONG. Molto probabilmente questa rubrica riprenderà a settembre, con una nuova stagione.

Buona lettura!

PUNTATA NUMERO 10 – LE ONG : COSA SONO E COME LAVORANO

Con il termine “organizzazione non governativa” intendiamo un’organizzazione senza fine di lucro che è indipendente dagli Stati e da altre organizzazioni internazionali. Di solito è gestita da volontari e si “regge” attraverso delle donazioni. Le ONG sono diverse tra loro e coprono una vasta gamma di settori e si occupano di attività diverse in diverse parti del mondo. Alcune possono avere lo status di enti benefici, mentre altre possono essere registrate per l’esenzione fiscale basata sul riconoscimento di scopi sociali.

Una ONG ha due caratteristiche principali che sono il carattere privato (cioè non governativo) dell’associazione e l’assenza del profitto nell’attività. In Italia le organizzazioni non governative che si occupano di cooperazione con i paesi in via di sviluppo, devono ottenere il riconoscimento da parte del ministero degli Affari Esteri per poter beneficiare dei contributi della cooperazione italiana.

Tale riconoscimento è previsto dal 1979 (legge 38 sulla cooperazione) e in particolare dalla Legge n. 49/1987. Le ONG riconosciute ai sensi di questa legge sono considerate onlus di diritto. A partire dagli anni Settanta, molte Ong italiane hanno aderito a tre federazioni che svolgono un ruolo di coordinamento: Cipsi, Focsiv e Cocis o ad altri raggruppamenti. Le ONG operano per scopi di diverso tipo come il miglioramento dell’ambiente, l’incoraggiamento dell’osservazione dei diritti umani, l’incremento del benessere per le fasce di popolazione meno benestanti.

Dopo aver spiegato molto brevemente cos’è una ONG e come dovrebbe operare, passiamo alla polemica scoppiata nel mese di Aprile.

Tra il 15 e il 16 Aprile sono stati soccorsi al largo della Libia circa 8.300 persone in 55 diverse operazioni condotte da navi di ONG e da navi della Marina Militare, i soccorsi sono stati diretti dal Comando Operativo della Guardia Costiera di Roma. L’aumento degli arrivi è da attribuire sicuramente al miglioramento delle condizioni del mare, infatti la primavera da un po’ è soprannominata come “stagione degli sbarchi”. Tuttavia questo massiccio arrivo di esseri umani sulle nostre coste ha acceso nuove polemiche sull’immigrazione, coinvolgendo le stesse Organizzazioni non governative che si occupano di soccorrerli nel Mediterraneo.

Le accuse più diffuse nei confronti delle organizzazioni non governative sono in sostanza quattro :

  • Le navi delle ONG si spingono troppo vicino alle coste libiche e rappresentano un fattore di attrazione per i migranti;
  • le missioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo hanno determinato un aumento delle morti e dei naufragi;
  • le ONG si finanziano in maniera opaca e potrebbero essere in collegamento con i trafficanti;
  • le ONG portano i migranti in Italia perché vogliono alimentare il business dell’accoglienza.

Questo polverone è stato sollevato dal quotidiano inglese Financial Times. Il quotidiano britannico è venuto in possesso di un rapporti di Frontex, l’agenzia europea per il controllo delle frontiere, che denunciava dei legami tra le ONG e tra i trafficanti di esseri umani. Le ipotesi del Financial Times sono state rafforzate da alcune dichiarazioni del direttore di Frontex, Fabrice Leggeri, che qualche settimana dopo in un’intervista a Die Welt ha accusato le ong di essere un fattore di attrazione (pull factor) per i migranti in fuga dalla Libia.

I sospetti di Frontex sono stati accolti benevolmente dalla procura di Catania, città in cui ha sede l’agenzia europea per il controllo delle frontiere, che a sua volta ha aperto una indagine (questo lo sappiamo tutti, visto il boom mediatico e la strumentalizzazione della nostra classe politica dell’accaduto) conoscitiva – quindi senza indagati né capi di accusa – sull’origine dei finanziamenti che permettono alle ONG di sostenere le loro attività di ricerca e soccorso in mare. L’indagine è stata ripresa da diversi mezzi d’informazione italiani che ne hanno amplificato la portata. Mentre alcuni senatori della Lega nord e di Forza Italia hanno chiesto alla commissione difesa del senato di aprire un’indagine conoscitiva sull’operato delle organizzazioni umanitarie nel Mediterraneo centrale.

Senza addentrarci all’interno della polemica politica analizziamo le quattro accuse di Frontex rivolte alle Organizzazioni non governative :

  • La prima dice che la presenza delle navi umanitarie troppo vicino alla costa libica spingerebbe i trafficanti ad usare le “imbarcazioni di fortuna” Le operazioni in prossimità della costa “inducono i trafficanti a una pianificazione e agiscono da pull factor, aggravando le difficoltà legate al controllo delle frontiere e al salvataggio in mare”. Secondo Proactiva Open Arms, “i trafficanti usano sempre più spesso i gommoni al posto delle barche di legno e di ferro perché con l’operazione Sophia di EunavforMed, lanciata nel 2015, c’è stata una campagna per distruggere le imbarcazioni di ferro e legno, così le organizzazioni criminali sono passate ad altri mezzi di trasporto più economici”. Medici senza frontiere spiega che la “retorica del fattore di attrazione” non è una cosa nuova. “È la stessa che ha portato alla chiusura della missione di ricerca e soccorso Mare Nostrum, serve per giustificare in generale un abbassamento degli standard di accoglienza”. Tuttavia, secondo MSF, non si basa su evidenze scientifiche: “I numeri non forniscono nessuna prova del fatto che esistano delle connessioni tra la presenza dei mezzi di soccorso e il numero delle partenze dalla Libia”, spiega MSF.
  • Un’altra accusa rivolta alle navi delle organizzazioni umanitarie è quella di aver contribuito all’aumento delle morti e dei naufragi nel Mediterraneo. Le morti registrate nel 2016 hanno toccato la cifra di 4.733. Non erano mai state così tante in un solo anno, da quando nel 2008 l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati ha cominciato a registrarle. Le ragioni che spiegano l’aumento (nel 2015 i morti erano stati 3.500) sono diverse. Medici senza frontiere attribuisce le morti in mare all’assenza di canali sicuri e regolari per arrivare in Italia e all’affidarsi, pagando milioni di dollari (?!), a delle imbarcazioni che a malapena reggerebbero un viaggio in un laghetto. Secondo l’autorevole testata giornalistiche Open Migration, le cause sarebbero diverse. Innanzitutto l’assenza trai migranti di telefoni SOS, quindi rendendo difficile la comunicazione con la costa e soprattutto l’inadeguatezza dei mezzi che prestano i primi soccorsi (es. mercantili).
  • Durante questo polverone, il procuratore di Catania Zuccaro ha sollevato degli enormi dubbi davanti alla Commissione Parlamentare di Controllo per l‘attuazione del trattato di Schengen, il 22 marzo, al riguardo l’origine dei finanziamenti di cui beneficiano le ONG. Le ONG si difendono dicendo che i loro bilanci sono trasparenti e i finanziatori sono donatori privati. Nicola Stalla, portavoce della nave Aquarius di Sos Méditerranée, afferma: “Le attività di Sos Méditerranée sono finanziate al 99 per cento da donatori privati e una piccola parte dei contributi arriva dal comune di Parigi”. Stalla aggiunge che “nell’ultimo anno i donatori sono stati 13.800” e definisce infondate le accuse di collaborare con i trafficanti. “Il costo dell’Aquarius, la nostra nave, è sostenuto da Sos Méditerranée e dal suo partner a bordo, Medici senza frontiere”. Una risposta simile danno anche gli altri portavoce delle ong. All’accusa di ricevere finanziamenti opachi, si aggiunge quella di portare i migranti in Italia per favorire “il business dell’accoglienza”.
  • E il punto 3 introduce il punto quattro. Tale accusa è stata formulata da un blogger che il 6 marzo ha lanciato un video sul suo profilo Facebook in cui prometteva di spiegare “tutta la verità sui migranti”. Il video è diventato subito virale in rete ed è stato ripreso dalla trasmissione televisiva Striscia la notizia. Nel video il blogger monitorava l’attività delle navi attraverso l’applicazione Marine-traffic, e insinuava che le Organizzazioni non governative possano fornire un vero e proprio “servizio taxi” per i trafficanti. Il tizio diceva nel video: “Secondo la convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, trattato ratificato anche dalla Tunisia, le persone salvate in acque internazionali vanno portate nel porto sicuro più vicino, che in questo caso è quello di Zarzis in Tunisia, che dista 90 miglia nautiche dalla zona in cui avviene la quasi totalità dei salvataggi”. Gente del mestiere ha spiegato che nei soccorsi in mare viene applicata la convenzione di Amburgo del 1979 secondo cui lo sbarco deve avvenire in un “porto sicuro” anche dal punto di vista dei diritti garantiti alle persone soccorse, non solo nel porto più vicino. Il porto dove far sbarcare i migranti deve essere scelto in base “alla possibilità di richiedere asilo e di ottenere un’accoglienza dignitosa”. Per questo la Tunisia non può essere ritenuta un paese sicuro. E ricordo che in Italia e in Europa le normative puniscono chi favorisce l’immigrazione illegale, ma che nel caso dei salvataggi la priorità è “il soccorso della vita umana” e il diritto del mare “obbliga ai soccorsi”. E il soccorso in mare spetta allo stato più vicino. Ma nel caso della Libia, la guardia costiera del paese non risponde alle chiamate di soccorso e per questo la responsabilità del soccorso spetta a chi ha ricevuto la richiesta di aiuto, quindi all’Italia. Per le autorità italiane non è una scelta intervenire: è un obbligo dettato dalle leggi internazionali. Inoltre a far cadere ulteriormente l’accusa del quotidiano britannico è il fatto che tutti gli operatori delle ONG assicurano di essere coordinati dalla centrale operativa della guardia costiera di Roma e di ricevere indicazioni precise sul porto di sbarco direttamente dal ministero dell’interno. Quindi collaborano con lo Stato.

Ovviamente non è nascosto il fatto che esistano alcune Organizzazioni non governative che non agiscano alla lettera, quest’articolo riguarda quelle più famose e che operano a livello mondiale e non locale. Non è normale nemmeno il fatto che nel giro di due anni le Organizzazioni non governative in Italia siano aumentate, raggiungendo quota 57! Più di qualsiasi altro Stato! Inoltre nascono anche dei prototipi di organizzazioni che attingendo dai soldi pubblici e guadagnando grosse cifre dall’accoglienza, provoca polemiche e indignazione pubblica, coinvolgendo anche coloro che rischiano la vita per salvare gli altri.  Senza contare le condizioni disumane in cui vivono i “salvati” in questi “centri di accoglienza” allo sbando.

Il resto lo lascio a voi. Sarete voi, dopo aver letto, a trarre le conseguenze e a farvi una vostra opinione.

Se vi siete persi l’ultima puntata della mia rubrica, non disperatevi, è qui : http://ildonatello.altervista.org/facciamochiarezzaentiinutili/

un saluto e alla prossima stagione!