L’atomica dei sovietici – Pillole di Storia

Rispetto a quella americana, la storia dell’altra grande protagonista del secondo dopo-guerra, l’Unione Sovietica, è sconosciuta ai più in numerosi suoi tratti fondamentali. Ad esempio, si conosce il primo test nucleare compiuto dagli Stati Uniti, il Trinity Test del 1945, ma non si conosce l’anno in cui i sovietici compirono il loro primo esperimento.

La corsa agli armamenti nucleari, e poi quella allo spazio, fu la competizione cardine della Guerra fredda, la quale, non prevedendo un conflitto aperto tra le due superpotenze, si basava sull’accumulo di armi nucleari e sulla minaccia del loro utilizzo.

Il primo test atomico fu effettuato il 29 agosto 1949 in Kazakistan. In quello stesso giorno le stazioni di monitoraggio statunitensi registrarono un’insolita attività sismica entro i confini sovietici che fece subito pensare ad una esplosione atomica sotterranea. Gli esperti allertarono i servizi segreti i quali predisposero una ricognizione meteorologica, tramite una delle tante varianti del bombardiere strategico B-29 (WB-29, per le rilevazioni atmosferiche), che partisse dalla base aerea di Misawa (Giappone) fino all’Alaska. L’aereo era equipaggiato con speciali filtri per rilevare i detriti radiologici. Le analisi confermarono i dubbi – e i timori – degli americani: i sovietici erano giunti alla bomba atomica.

Il timore venne avallato da un gesto in particolare, compiuto dal Presidente degli Stati Uniti Harry Truman, il quale per impedire una fuga di notizie che allarmasse la popolazione, decise di emanare un comunicato “rassicurante” il 23 settembre dello stesso anno, con cui informava il “mondo libero” che un test nucleare era stato condotto dall’altra parte del mondo, quello sovietico. Il Presidente aggiunse che tale eventualità era stata prevista dal governo americano.

Il programma atomico sovietico ha origine nel 1939 – circa 2-3 anni prima rispetto a quello americano – quando i fisici sovietici iniziarono ad interessarsi alla fissione nucleare avvenuta in Germania un anno prima ad opera dei fisici Otto Hahn e Fritz Strassmann.

Il ritardo nello sviluppo del programma fu dovuto soprattutto all’Operazione Barbarossa, cioè all’invasione nazista dell’Unione Sovietica. Ovviamente, le necessità belliche impedirono a Mosca di impiegare gli scienziati e gli ingegneri nello sviluppo di dispositivi considerati inutili nell’immediato scenario bellico.

Soltanto nel 1943, quando le spie sovietiche scoprirono l’esistenza di programmi atomici in Germania e negli Stati Uniti, i leader sovietici spinsero nella stessa direzione, comprendendo le potenzialità distruttive di un’eventualità arma nucleare, la quale avrebbe potuto mettere alle strette i nemici e “impressionare” i momentanei alleati americani e britannici. Si potrebbe dire, dunque, che il vero e proprio programma atomico dell’Unione Sovietica partì nel 1943 e, almeno fino alla fine del conflitto, non avrebbe mai assunto le dimensioni del Progetto Manhattan degli Stati Uniti per diversi motivi, tra cui la scarsità di uranio e grafite.

Una svolta arrivò soltanto nel luglio 1945, in occasione della conferenza di Potsdam, l’ultimo incontro tra i Tre Grandi – i vincitori della Seconda guerra mondiale – dove si discusse principalmente del futuro governo tedesco, dei risarcimenti di guerra e delle frontiere della futura Europa. Durante l’incontro il Presidente Harry Truman rivelò a Stalin che gli Stati Uniti erano in possesso di una nuova arma dal potenziale distruttivo esagerato. Infatti, poco tempo prima, gli americani avevano effettuato con successo il primo test atomico nel deserto del New Mexico. Si dice che il segretario generale del PCUS rimase impassibile, augurando a Truman di usare quest’arma contro il Giappone.

L’impassibilità di Stalin era giustificata dal fatto che i sovietici sapevano già del successo americano, poiché una fitta rete di spie riuscì ad infiltrarsi all’interno del personale del Progetto Manhattan. A questo proposito si ricordano il fisico tedesco comunista Klaus Fuchs (verrà scoperto soltanto nel 1950 e condannato a 14 anni di prigione), il quale passava informazioni a un agente del KGB, un chimico di laboratorio noto come Harry Gold.

In seguito al successo del Trinity Test, Stalin ordinò che fossero incrementati gli sforzi per giungere alla bomba atomica. Boris Vannikov venne messo a capo di un comitato scientifico composto da numerosi scienziati. Il tutto mentre continuava l’accumulo di uranio e grafite.

Il 6 e il 9 agosto 1945, gli Stati Uniti, con i bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki che costarono la vita a centinaia di migliaia di persone, il potenziale distruttivo della nuova arma si rivelò al mondo intero. Stalin comprese che bisognava colmare il gap tecnologico nel più breve tempo possibile. Il possesso dell’arma atomica era troppo pericoloso per le aspirazioni sovietiche.

L’anno successivo i fisici sovietici crearono la prima reazione nucleare a catena. Nel 1948 venne sviluppato il primo reattore funzionante. Nel 1949 i sovietici effettuarono il loro primo test nucleare, RDS-1, nel poligono di Semipalatinsk in Kazakistan. I sovietici avevano la bomba atomica.

Le conseguenze del successo del test sovietico inquietarono tutto l’Occidente. Era solo questione di tempo, però, soprattutto dopo le bombe giapponesi. Gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica disponevano della stessa potenza di fuoco e sicuramente non si sarebbero accontentati di questo. Infatti, allo sviluppo di quella nucleare seguì quello della bomba all’idrogeno (1952 USA, 1953 URSS), il cui potenziale distruttivo era 3 volte superiore rispetto alle bombe di Hiroshima e Nagasaki.

La corsa agli armamenti prese le fattezze di una partita di scacchi, basata sulle nuove dottrine strategiche aventi l’obiettivo di far desistere l’avversario dallo sferrare l’attacco (first strike e second strike). Il mondo assisteva, dunque, allo spostamento continuo di pedine sulle zone calde del mondo; pedine il cui numero aumentava sempre di più (sottomarini nucleari, missili balistici…), così come la pericolosità delle stesse. La situazione arrivò al – paradossale – punto che un’eventuale guerra nucleare avrebbe distrutto entrambi i contendenti.

Per sottolineare tale assurda circostanza venne coniata l’espressione “Mutual Assured Distruction” (mutua distruzione assicurata). Parole che riassumono tutto il periodo bellico della Guerra fredda, dove il rischio di una guerra suscitava maggiore preoccupazione rispetto alla guerra stessa.

Pillola di storia a cura di Donatello D’Andrea

Fonte immagine: Russia in Translation

Fonti per Approfondire:

Un articolo per approfondire il programma nucleare sovietico: http://russiaintranslation.com/2019/09/11/storia-del-primo-test-nucleare-sovietico/

Atomic Heritage Foundation: Soviet Atomic Program: https://www.atomicheritage.org/history/soviet-atomic-program-1946

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