La vita secondo Maik – Cos’è la politica per noi italiani?

La politica? Una Scienza Fallita.

Cos’è la politica?
Cos’è la politica per te?
Cos’è la politica per l’elettore che ha visto fallire il vero significato di essa?

Per un dizionario la politica è: “Scienza e tecnica, come teoria e prassi, che ha per oggetto la costituzione, l’organizzazione, l’amministrazione dello stato e la direzione della vita pubblica”.
Ma cos’è per il popolo la politica?
Di certo non è quella che vediamo oggi, piena di comizi, scandali, propaganda fondata su odio reciproco, dalla destra alla sinistra del parlamento.
Ma ci siamo mai chiesti cosa dovrebbe essere davvero la politica? Nel suo concetto più primitivo ma essenziale per la sopravvivenza di essa?
Politica è o deve essere il superamento di ideologie per il bene comune del popolo, non incagliarsi su “tu sei di destra quindi no!” o “meglio morto che di sinistra!”.
Politica è superare l’idea delle poltrone in color oro con imbottitura rossa, ma affidarsi all’idea che quella poltrona così ben decorata e appariscente non rappresenta il benestare del politico ma un qualcosa di superiore come la sanità, l’istruzione, il futuro di un paese.
Politica è svegliarsi alla mattina sapendo che ognuno ha un ruolo in essa, da chi ti vota a chi no, da chi paga le tasse, al signore che si vede la pensione diminuita perché è più facile togliere ad un onesto, ma a suo malgrado lento cittadino piuttosto che un evasore veloce e scaltro.
Evasore che non è più furbo perché non paga le tasse, ma uno stupido perché rovina un paese intero e indirettamente toglie qualcosa ad ognuno di noi.
Paese a volte ottuso che si affida all’antipolitica.
Paese che si affida a uomini che credono che la politica si possa ridurre in cantieri, in semplici trasfusioni di fiducia che possono illudere i più in difficoltà.
Paese abbindolato da chi fa politica sulla pancia dei problemi della gente e trova sempre un nemico comune, che se eliminato, tutto il male presente scomparirà. “Il problema è Bruxelles, la CGIL, l’Europa, Roma ladrona, il sud, il nord, il nero [e non parlo del lavoro] i professoroni, ministroni, fascisti, comunisti, laziali, romanisti e anche i veneti che bestemmiano danneggiando la società.”

Unico responsabile

Immagino tutti voi indignati a riflettere su come ci siamo ridotti a questi discorsi.
Signori, se vi state domandando chi ha portato tutto questo, non vi resta che guardavi allo specchio.
Tutti noi ci siamo affidati a uomini che negli ultimi trent’anni hanno distrutto il vero e proprio concetto di politica.
Ci siamo talmente tanto abituati a un male che ormai lo consideriamo un bene.
Un male che diventa quasi un bene.
La ripetitività delle cose le rende normali, nonostante siano sbagliate.
Sbagliato pagare il pizzo a qualche prepotente, sbagliato tacere davanti a cose immorali e categoricamente sbagliate, sbagliato promettere grandi rivoluzioni per zone del paese stagnate a cinquanta anni fa, sbagliato promettere di risolvere un problema ma diventarne parte dello stesso.
Un po’ come quando si grida “Sconfiggerò le mafie” ma dopo le elezioni si viene indagati per scambio elettorale politico-mafioso
Come quando si grida “nuove generazioni fatevi avanti” ma si rimane saldati al proprio ruolo e al posto di alzarsi e dire ‘prego è il tuo turno’ rimangono li, fissi, immobili, quasi calcificati.
Italia cara Italia...
Non so se avrai un futuro per questi ragazzi.
Nati in un periodo dove il paese ha perso ogni tipo di credibilità, ogni tipo di futuro e promesse.

La fuga da essa

Dicono che sia in atto una fuga di cervelli, grazie! almeno di una cosa in trent’anni ve ne siete accorti.
Ma come biasimare chi scappa, chi si sveglia in Germania e dal tg sente che l’ennesimo governo italiano è caduto.
Chissà come si sente quel padre di cognome Esposito che si sveglia in Emilia Romagna e sa che il distaccamento dalla sua terra madre è avvenuto per il bene e il futuro della sua famiglia.
Una terra madre così sporca, sia nelle istituzioni che nella profondità della terra.
Dove l’acqua è inquinata e il futuro morto.
Chissà come ci sentirà fra venti anni, a guardare cosa abbiamo lasciato dietro di noi
Chissà come sarai fra dieci, vent’anni, forse rinnovata, forse stagnata, forse scomparsa.
Chissà, forse sarai la stessa…
Per ora si sa soltanto che non sei l’Italia adatta al proprio popolo.

-Maikol

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