“Questione Governo” – Quanto si somigliano Lega e Cinque Stelle?

Buongiorno a tutti, è ancora troppo presto per cantare vittoria, ma siamo molto vicini ad avere un nuovo Esecutivo nato dagli accordi tra i due vincitori di queste elezioni: il leader del Movimento Cinque Stelle Luigi di Maio e Matteo Salvini, leader della Lega.

Da 5 giorni i due deputati si incontrano per discutere dei temi dei rispettivi partiti da inserire all’interno del programma di Governo e soprattutto dei nomi con cui formare il nuovo Governo. Un Governo non “neutrale”, bensì politico, con buona pace del Presidente della Repubblica Mattarella.

Salvo dietro front dell’ultimo minuto, nei prossimi giorni ci appresteremo a vedere la nascita di un Governo giallo-verde: sarebbe la prima volta che un Governo si fonda su basi “populiste”, o meglio, un Governo che non proviene dalle grandi famiglie politiche europee.

Le trattative sono risultate lunghe ed estenuanti per entrambe le parti. La Lega che più volte aveva dichiarato di non voler trovare accordi con il Movimento e chiedeva un mandato esplorativo al Presidente Mattarella, il Movimento che oscillava con moto pendolare tra destra e sinistra mostrandosi molto confusionario. Ma alla fine, nonostante gli elevati rischi di fallire, le trattative derivate da incontri intra-parlamentari ma soprattutto extra-parlamentari sembrano aver prodotto dei frutti, speriamo maturi, da raccogliere.

In questi giorni si è parlato di una probabile staffetta Di Maio-Salvini per il ruolo di Presidente del Consiglio, ma io credo che sulla poltrona più comoda e scottante di Palazzo Chigi verrà insediata una figura terza, mentre i due leader dei partiti di maggioranza si insedieranno in cariche altrettanto importanti come il Ministero degli Interni o degli Esteri.

Molti sondaggisti e scienziati politici interessati alle vicende delle Elezioni 2018, hanno azzardato un’affermazione riguardante la vicinanza dell’elettorato Lega-Cinque Stelle. Infatti alcuni riportano come prove della loro affermazione, temi e voglia di cambiamento, “il nuovo che avanza”:

Sarà davvero così?

Partendo “da lontano”, inseriamo nel nostro discorso la variabile “geografica”, ormai sappiamo tutti le zone in cui la Lega e il Movimento hanno avuto i maggiori consensi, e infatti tenendo conto di ciò non potrebbero esistere elettorati più differenti.

La Lega, nonostante l’intenzione di mostrasti partito forte a livello nazionale, raccoglie la maggior parte dei consensi nel Centro-Nord, anche se è riuscita nell’impresa di sfondare nelle “regioni rosse”. A Sud invece, Salvini ottiene il doppio delle preferenze rispetto al 2013, ma fa ancora fatica a penetrare nel cuore degli elettori.

In poche parole, nonostante Salvini abbia rimosso il suffisso “Nord” dal simbolo, almeno per queste elezioni, questo partito è rimasto “Nord”. 

Il quadro del Movimento Cinque Stelle, è l’opposto di quello della Lega, poiché al Sud, dove Salvini ha sostanzialmente “fallito” (anche se non è proprio un fallimento), Di Maio ha trionfato. Qui i grillini hanno ottenuto 84 dei 101 collegi uninominali in palio. Diversa la situazione al Nord dove i 5 Stelle non sono riusciti ad essere competitivi come al Sud, perdendo anche zone dove nel 2013 avevano affermato la loro presenza.

Da questa breve analisi geografica risulta evidente la linea geografica che separa l’Italia, una linea che divide lo stivale in zone giallo-verdi. In effetti si potrebbe dire che il colore verde (in contrasto con qualche macchia di rosso qua’ e là)  si estende al Nord fino al basso Lazio, dalla Campania in giù troviamo un monocolore giallo.

E questa differenza risulta più marcata poiché è interessante notare che dove la Lega è più forte, il Movimento è più debole e viceversa. Questa relazione tra il voto ai 5 Stelle e voto alla Lega, ovviamente deve tener conto anche delle peculiarità territoriali e geografiche, ad esempio nelle zone del Trentino Alto Adige o nel Veneto, Campania e così via. Tutto ciò per dire che nonostante la grande differenza esistente tra i due partiti a livello nazionale in base alle preferenze ottenute (32,7% contro 17,3%) ed un conseguente rapporto in scala di 2:1, emerge chiaramente quanto sia stato differenziato il voto per Di Maio e Salvini, in base alla zona geografica di appartenenza. Poiché alla vittoria al Sud del Movimento, si accompagna una netta sconfitta al Nord, dove nonostante i 15 punti percentuali di differenza, il partito non è riuscito ad arginare lo strapotere della Lega (24% contro 26%).

Ma non è solo in base alla variabile geografica che si può notare l’abisso tra Movimento e Lega Nord, poiché anche in base all’ampiezza dei comuni tra i due partiti non scorre buon sangue.

Nei comuni fino a 5.000 abitanti i due leader sostanzialmente pareggiano, mentre all’aumentare dell’ampiezza del comune aumentano anche le differenze. Infatti, il Movimento cresce negli agglomerati urbani tra i 50.000 e i 100.000 abitanti a discapito della Lega che qui tocca il suo minimo (13,4% dei consensi). Mentre nei comuni con più di 300.000 abitanti il Movimento cola a picco a favore di Salvini che qui fa registrare il suo record positivo. Infatti nelle più grandi città italiane il vero rivale della Lega è stato il Centrosinistra, con il Movimento dietro a fungere da terzo polo.

Abbiamo capito, quindi, che a livello territoriale le posizioni dei due partiti sono sostanzialmente opposte, ma a livello sociodemografico?

Partiamo dal genere. Da questo punto di vista le differenza sono minime: il 17% degli uomini sceglie la Lega, il 34% il Movimento Cinque Stelle. Mentre per le donne, il 18% scelgono Salvini, il 34% Di Maio.

Sull’età invece, le differenze risultano più marcate, ma non troppo come ci si aspetterebbe. Come affermato da me in un precedente articolo, l’elettorato del Movimento risulta essere molto giovane (il 41% dei 18-24enni), mentre decrescono le preferenze con l’aumentare dell’età (esclusa la fascia 45-54 anni). La Lega coglie consensi uniformi per quanto riguarda quest’aspetto, soprattutto tra i più giovani (contendendo il dominio ai grillini nella fascia 18-24), ma registra le maggiori adesioni nella fascia 55-64 (il 22%).

Toccando il tasto dell’istruzione si rinvengono le informazioni più interessanti. In effetti la Lega ottiene la maggior parte dei consensi di chi ha solo la licenza elementare (19,6%) e il 13,2% da chi possiede una laurea. Invece l’elettorato dei Cinque Stelle, ottiene i maggiori suffragi tra chi dispone un diploma di scuola superiore (36%), sfatando il mito “i laureati votano Cinque Stelle”.

La variabile occupazionale consegna risultati omogenei per la Lega. Infatti tra le varie classi, l’adesione oscilla tra il 16% dei lavoratori autonomi e pensionati e il 20% dei dipendenti pubblici. Diverso risultato invece per il Movimento che ha un profilo differenziato: ottiene solo il 19% tra i pensionati, il 48% dalle casalinghe e il 47% tra i disoccupati. Anche se questo risultato deve essere letto in modo corretto: riflette le differenti caratteristiche sociali delle rispettive zone di forza dei due partiti (Nord vs Sud), infatti la maggior presenza di casalinghe e disoccupati al Sud potrebbe spiegare buona parte di questo risultato.

Ma passiamo ad un’analisi più interessante, dopo tutto questo caos numerico: i temi.

Come suddetto molti esperti in materia hanno accomunato i temi del Movimento a quelli della Lega, riassumendo il tutto come: “due partiti populisti che hanno di diverso solo il simbolo”. Davvero questa superficiale affermazione può riassumere la convergenza dei temi trattati dai due partiti?

Qual è la posizione di Di Maio e Salvini su i rispettivi programmi?

Analizziamo allora le posizioni di entrambi i partiti su: reddito di cittadinanza, immigrazione, flat tax, politica estera e legge Fornero.

Il reddito di cittadinanza è stato il cavallo di battaglia del Movimento Cinque Stelle in campagna elettorale, il tema con cui è riuscito ad entrare nel cuore di coloro che sono schiacciati dalle differenze sociali, dalla disoccupazione e dalla povertà. Questo tema, come già detto da Salvini, non convince la Lega poiché rappresenterebbe una norma assistenzialista che incentiverebbe troppo alla disoccupazione, nonostante le ore di assistenza sociale da perseguire per mantenerlo. La soluzione comune? Secondo gli esperti di entrambi i partiti sarebbe quella di potenziare i sistemi attuali di assistenza al reddito. Questo aiuto concreto e ulteriore per le famiglie, secondo di Maio, potrebbe anche arrivare attraverso un potenziamento dei “fondi di reddito di inclusione” introdotti da Gentiloni.

Tema caldo e preponderante in Salvini è quello di abbassare le tasse. E per lui la soluzione sarebbe quella di una flat tax al 15% per tutti. Secondo di Maio invece, molto critico nei confronti della soluzione della Lega poiché una tassa al 15% favorirebbe solo i ricchi, una soluzione sarebbe una riforma progressiva delle aliquote Irpef. Sul resto delle riforme fiscali, M5S e Lega hanno programmi simili, entrambi propongono l’inversione dell’onere della prova fiscale per i contribuenti, sono favorevoli alla “web tax” e contrari a un eventuale aumento dell’Iva, previsto dalle clausole di salvaguardia UE.

Sulla legge Fornero, la celeberrima riforma “sputo” sulle pensioni, sono poche le divergenze tra Di Maio e Salvini. Se, come sappiamo tutti, Salvini vuole abolirla, Di Maio ha una posizione più morbida e preferirebbe “revisionare” questa legge. La soluzione migliore, sarebbe, ritornare alle vecchie regole, prevedendo la Quota 100 (somma tra età della pensione e anni di contributi versati), per tutti i lavoratori, la proroga dell’Opzione donna ed una “quota 41” per i lavoratori precoci. In pratica con 40 anni di contributi si potrebbe lasciare il lavoro già a 60 anni, con 35 si andrebbe a 65, mentre oggi il requisito minimo è fissato a 66 anni e 7 mesi. La fattibilità del progetto è subordinata alle risorse finanziarie che, al momento, non sarebbero sufficienti.

Le divergenze ci sono invece sulla politica estera. Abbiamo tutti sentito le invettive di Grillo contro l’Europa, ma le posizioni all’interno del partito sono profondamente diverse. I pentastellati hanno ammorbidito le posizioni euroscettiche, mentre la Lega non vuole rispettare i vincoli del trattato di Maastricht. Salvini, poi, per quanto riguarda i rapporti con le potenze continentali, è molto vicino alla Russia, mentre Di Maio, in recenti interviste ha ribadito la presenza dell’Italia nei confronti della Nato e quindi con gli Stati Uniti.

Anche sul tema immigrazione c’è una sintonia tra leghisti e pentastellati sull’idea di fermare gli sbarchi. Ricordiamo tutti le invettive di Salvini contro i clandestini e quelle dei grillini contro le ONG (“i taxi del mare“). Entrambi puntano, inoltre, sulla sicurezza e sui maggiori fondi alle forze dell’ordine. Anche se i grillini puntano forte sulla costruzione di nuove carceri e la Lega ad evitare “l’ammorbidimento” delle pene per i reati gravi.

Queste sono, in sostanza, le posizioni dei due partiti che probabilmente andranno a formare la maggioranza di Governo. Ovviamente, nonostante le marcate differenze geografiche, d’età e soprattutto sociali, che vanno a smentire quella scialba e superficiale affermazione suddetta proveniente dagli ambienti di sinistra e non, il succo del discorso abbraccia il tema dell’accordo e della collaborazione per dare un Governo a questo Paese che ha bisogno di figure forti e di leggi nell’immediato per porre un freno alla crisi che lacera gli strati più esposti della popolazione.

Ed è da questa prospettiva che l’incontro Lega-Cinque Stelle, nel comune accordo e nella totale consonanza delle buone intenzioni, deve decollare.

Poiché gli elettorati possono anche essere differenti, ma i problemi e le possibili soluzioni sono, a parer mio, comuni.

un saluto,

ildonatello.

 

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