Lo Ius Soli: Pro e Contro di un argomento molto delicato

E’ sempre difficile affrontare degli argomenti che riguardino l’immigrazione, poiché risulta molto difficile raccogliere tutte le informazioni in modo obiettivo e chiaro. Ma dopo un po’ di tempo ho deciso di scrivere un articolo sull’argomento che negli ultimi giorni sta scuotendo non poco l’opinione pubblica: LO IUS SOLI

Cercherò di analizzare il tutto rimanendo neutrale, riportando pro e contro ricavabili dal Web, dall’analisi delle informazioni e dalle maggiori testate giornalistiche nazionali. Buona lettura.

COS’E’ LO IUS SOLI

Ius Soli  (in latino diritto del suolo)  è una espressioni che in campo giuridico indica l’acquisizione della cittadinanza di un Paese come conseguenza di essere nati sul suo territorio. Tutto ciò in modo indipendente dal fatto che i genitori abbiano o meno la cittadinanza.

Esiste anche lo Ius Sanguinis (diritto del sangue), contrapposto al primo, indice invece la trasmissione ai figli della cittadinanza da parte dei genitori.

LO IUS NEL MONDO

Tale pratica normativa è estesa a quasi tutti i Paesi del continente americano. Questi lo applicano in modo automatico e senza condizioni. Tra questi gli Stati Uniti, il Canada e quasi tutta l’America Meridionale. In Europa, alcuni Paesi (Grecia, Francia, Gran Bretagna, Portogallo, Irlanda e Finlandia) concedono la cittadinanza ma a determinate condizioni, lo ius temperato. 

Ad esempio la Francia applica questo istituto giuridico da molto tempo. Le cause sono da ricercare nella sua storia (grande Paese colonizzatore di molti popoli), anche se oggi tale istituto non è più automatico. Dal 1994 colui che nasce in Francia da genitori non francesi può ottenere la cittadinanza facendone richiesta purché viva nel Paese da almeno 5 anni, in modo stabile. Inoltre dal 1998, secondo la legge “Guigou”, al compimento della maggiore età (18 anni), chi è nato in Francia da genitori stranieri ottiene la cittadinanza se i due genitori sono possessori di un permesso di soggiorno, unito sempre al fattore precedente, cioè la permanenza di 5 anni.

L’ATTUALE LEGGE ITALIANA : 

L’ultima legge sulla cittadinanza (Legge n. 91/1992), prevede lo ius sanguinis . Un bambino è italiano se almeno uno dei genitori risulta cittadino italiano. Se tale fanciullo nasce da genitori stranieri, anche se nato sul territorio italiano, ha diritto alla cittadinanza dopo aver compiuto 18 anni e se risiede in Italia da un periodo che sia considerato “legale e continuo” (praticamente dalla nascita). Ma tale facoltà può essere esercitata solo entro un anno dal compimento della maggiore età, altrimenti essa potrà essere ottenuta tramite le norme ordinarie previste dallo Stato :

  • Per matrimonio con un cittadino italiano
  • Per residenza 

Per quanto riguarda l’ottenimento della cittadinanza tramite residenza, essa può essere conseguita attraverso :

10 anni di residenza legale in Italia per i cittadini extracomunitari;

3 anni di residenza legale in Italia per i discendenti di cittadini italiani per nascita (sino al secondo grado – nonni) e per i nati in Italia;

5 anni di residenza legale in Italia per gli adottati maggiorenni (da cittadini italiani), per gli apolidi e per i rifugiati politici e per i figli maggiorenni di genitori naturalizzati italiani;

4 anni di residenza legale in Italia per i cittadini comunitari;

5 anni di servizio, anche all’estero, alle dipendenze dello Stato Italiano.

Per quanto riguarda lo Ius Soli si applica in due casi eccezionali : per nascita sul territorio italiano da genitori ignoti o apolidi (senza patria) o impossibilitati a trasmettere al soggetto la propria cittadinanza secondo la legge dello Stato di provenienza, oppure se il soggetto è figlio di ignoti ed è trovato nel territorio italiano.

COSA CAMBIEREBBE CON LA NUOVA LEGGE 

La nuova legge introdurrebbe due criteri per ottenere la cittadinanza prima dei 18 anni : lo ius soli temperato (“diritto legato al territorio”) e lo ius culturae (“diritto legato all’istruzione”).  

Lo ius soli puro, presente negli Stati Uniti, prevede l’ottenimento della cittadinanza senza condizioni, se non quella di essere nato sul suolo statunitense. Quello “temperato”, presentato al Senato, prevede che un bambino nato sul suolo italiano ottenga la cittadinanza in modo automatico se almeno uno dei genitori risieda stabilmente in Italia da almeno 5 anni, ovviamente in modo legale. Se invece il genitore con permesso di soggiorno non sia un cittadino dell’UE, deve possedere altri 3 parametri :

  • deve avere un reddito non inferiore all’importo annuo dell’assegno sociale;
  • deve disporre di un alloggio che risponda ai requisiti di idoneità previsti dalla legge;
  • deve superare un test di conoscenza della lingua italiana.

La seconda strada passa attraverso il sistema scolastico italiano. La cittadinanza potrà essere chiesta dai minori stranieri nati in Italia o arrivati entro i 12 anni, che frequentino o abbiano frequentato le scuole italiane per almeno 5 anni e che abbiano superato un ciclo scolastico (elementari o medie). I ragazzi nati fuori dal territorio nazionale ma che arrivano in Italia fra i 12 e i 18 anni potranno ottenere la cittadinanza dopo aver abitato in Italia per almeno 6 anni e aver completato un ciclo scolastico.

I PRO E CONTRO

Dopo aver analizzato cosa prevede l’attuale legge e cosa introdurrebbe di nuovo l’altra, sondiamo bene il terreno sottolineando i pro e i contro di una tale “modificazione legislativa”.

Partiamo, come di norma si fa, dai pro:

  • I parametri previsti sarebbero più stringenti rispetto a quelli attuali, basti vedere il parametro di frequentare e concludere i cicli scolastici o avere uno dei due genitori beneficiari di permesso di soggiorno.
  • Per la prima volta si vedrebbe un qualcosa che coincida con la definizione di “buona amministrazione”, almeno cosi dicono gli esperti. Poiché si prende atto di quel processo noto a tutti come “globalizzazione” e si prende atto della composizione della nostra popolazione.
  • Sarebbe un toccasana per i nostri orrendi bilanci demografici, permettendo alla popolazione italiana di crescere.

Ora veniamo ai “contro”:

  • Non è necessario attuare questo provvedimento per “rendere uguali” tutti i minori, poiché secondo la legge tutti i minori godono degli stessi diritti. Inoltre i ragazzi riceveranno due educazioni, quella scolastica e quella dei genitori (stranieri), la speranza è che le due si bilancino.
  • Il concetto di cittadinanza diverrebbe una merce “di vendita” e non un sentimento nazionale di appartenenza, ma questo non è una conseguenza di tale legge, ma della globalizzazione in generale. Comunque tale provvedimento garantirebbe l’ennesimo passo vero la perdita di tale sentimento.
  • Per affrontare un tema cosi delicato è  necessaria una lunga discussione che ottenga grande approvazione e non una mezza legge elaborata velocemente (e magari un referendum consultivo).

Per quanto riguarda la posizione in politica, gli unici sostenitori di tale legge sembrerebbero i deputati del PD, i quali ritengono che sia arrivata l’ora di rendere italiani i migliaia di bambini nati sul suolo italico. Contro questa legge si schierano Forza Italia e la Lega Nord che ritengono eticamente impossibile concedere “a gratis” la cittadinanza italiana a degli stranieri in questo periodo fatto di terrorismo ed immigrazione di massa (13.500 sbarchi in 48 ore). Il Movimento 5 Stelle si astiene dal votare questa legge, ma la loro posizione è comprensibile leggendo le parole di Grillo che definisce questo disegno come “un pastrocchio invotabile” e ritiene che le priorità ora siano altre, come provvedere ad aiutare gli italiani.

Dopo aver espresso la posizione della classe politica italiana e dopo aver analizzato la proposta di legge, sta a voi tirare le conclusioni e farvi un’idea. La questione non è semplice, si tratta di un provvedimento di vitale importanza per il futuro della nazione e richiede una ponderazione che sia adeguata alla portata dell’argomento.

Il solito saluto

ildonatello

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Articolo sull’immigrazione :

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