Il governo del cambiamento…d’opinione

In un videomessaggio di ieri su Facebook, il Presidente del Consiglio, ha annunciato una notizia che, fino a qualche mese fa, insperata: il TAV si farà. Quell’opera infrastrutturale bollata dall’inizio della legislatura come “inutile, dannosa e onerosa” si farà.

Qualche mese fa, precisamente il 15 Febbraio, pubblicai un articolo il quale confutava la reale utilità del treno ad alta velocità Torino-Lione a fronte del ritardo infrastrutturale italiano. Inoltre, sottolineai come all’interno della relazione costi-benefici del professor Ponti c’erano alcune inquietanti contraddizioni. Una su tutte il calcolo dei proventi del traffico su gomma, in piena emergenza “smog” (Torino è la città più inquinata d’Europa), a cui il TAV cerca di porre un rimedio.

Al di là di questo piccolo appunto, però, una cosa non si è ancora riusciti a capire: costa più portare a termine l’opera (a dire il vero la si deve ancora cominciare) oppure no?

Il TAV costerebbe attorno agli 8-9 miliardi di euro. Un costo che però, a seconda di chi fa il calcolo, tiene conto o non tiene conto del costo dei materiali e soprattutto dell’inflazione. Secondo la società internazionale Tactebel Engineering-Tuc Rail, il 40% dell’importo sarebbe cofinanziato dall’Unione Europea (all’inizio 800milioni, ma Conte ha annunciato nuovi stanziamenti da parte della Commissione che farebbero diminuire i contributi di Italia e Francia – dal 40% al 50% del costo -), il 35% sarebbe a carico dell’Italia (tra i 2 e 3 miliardi) e il resto sarebbe a carico della Francia.

Secondo la controversa analisi costi-benefici del professor Ponti, il maggior esperto europeo di “economia dei trasporti“, il TAV avrebbe un effetto negativo (sbilancio costi-benefici) tra i 5,7 miliardi e gli 8 miliardi di euro. Le penali, invece, ammonterebbero a circa 2 miliardi di euro. Una cifra indicativa, visto che alcuni siti di fact-checking ritengono che non sia possibile quantificare precisamente l’ammontare delle penali. Indicativamente ammonterebbero ad una cifra compresa tra i due e i quattro miliardi di euro.

Le maggiori polemiche, però, provengono dal fatto che un treno merci tra Italia e Francia esiste già e viaggerebbe semi-vuoto. A cosa servirebbe un altro treno merci? Davvero l’Italia necessita del TAV, di un treno ad alta velocità concepito negli anni ’80 quando si credeva che nel giro di trent’anni sarebbe scoppiato il boom dei trasporti su rotaia?

Queste sono le domande che i No TAV si fanno, e gli stessi le pongono al governo. Premettendo che le risorse europee per il TAV non possono essere investite in altro, e’ cosa buone e giusta che il governo stanzi soldi su quest’inutile opera infrastrutturale quando un regionale tra Palermo e Catania impiega 3 ore? E’ giusto investire 3 miliardi in questo progetto quando l’intera rete ferroviaria italiana è in ritardo di circa vent’anni, con macchine davvero troppo vecchie per continuare a circolare e con tutto il Mezzogiorno lontano anni luce dalla miglior condizione infrastrutturale?

All’interno del mio precedente articolo sul TAV, affrontai l’intera storia di quest’opera infrastrutturale concepita dall’Unione come un sistema di auto-legittimazione politica, finalizzato ad un’integrazione infrastrutturale. Concepito negli anni ’80, ciò che ci si domanda è se, dopo trent’anni le circostanze rendano ancora possibile progettarne la costruzione. Il famoso corridoio Lisbona-Kiev, a cui la Torino-Lione, avrebbe dovuto collegarsi, non esiste. Inoltre, tra i progetti infrastrutturali europei più accattivanti, il TAV non è certo il migliore. Ne esiste un altro di gran lunga più redditizio, e nell’articolo cerco di sottolinearlo con veemenza: il corridoio Genova-Rotterdam. Quest’ultimo collegherebbe il porto ligure con quelli del Northern Range, tra i più grandi e sviluppati del mondo.

Stando al rapporto dell’analisi costi-benefici, le parole del Premier Conte (“costerebbe più non farla”), suonerebbero strane, visto che questo si sapeva già prima e nonostante ciò il governo decise di non agire.

Non parrebbe nemmeno essere una questione legata all’aumento dei posti di lavoro: son 800 le persone impiegate nei cantieri e in società di servizi e ingegneria. Nel picco di attività saranno, invece, 4000 i lavoratori diretti coinvolti, spalmati in dieci anni.

Forse, la risposta al perché il governo abbia di punto in bianco deciso di dar seguito ad un’opera che fino a qualche mese fa era “inutile e onerosa”, potrebbe essere squisitamente politica.

Da un lato, lo spettro di una crisi di governo che avrebbe portato l’esecutivo a cadere i primi di agosto (pista interna), dall’altro la mancata procedura di infrazione nei nostri confronti. Queste potrebbero essere le piste da seguire (pista europea).

La pista interna: girano strane voci all’interno delle stanze di Palazzo Chigi. L’insofferenza di alcuni leghisti nei confronti dei Cinque Stelle ormai “si tocca con mano”. Il sottosegretario Giorgetti, infatti, non ha nascosto le sue ambizioni relative alla fine di questa esperienza di governo, conscio del peso elettorale ormai raggiunto dal suo partito. Alcuni grillini, invece, preferirebbero tornare all’opposizione dopo questa esperienza dall’altro lato della barricata. L’assenso al TAV, quindi sembrerebbe agire “da contentino” per Matteo Salvini, il quale, dopo aver ricevuto questo “grazioso dono” potrebbe decidere di desistere dalla rottura, valutando l’esistenza di condizioni per continuare a lavorare. Queste settimane sono state molto dure sia per lui che per Di Maio, il quale ha rimandato la decisione al Parlamento.

La pista europea: Nel mese di Maggio, il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, si è recato a Bruxelles per riferire sulla probabile procedura di infrazione per debito eccessivo che la stessa Commissione avrebbe voluto avviare nei nostri confronti. Tenendo presente che a qualsiasi condizione la procedura sarebbe stata inevitabile, poiché è da anni che la Commissione continua a rimandarla perché “confida nella nostra buona volontà”, non si sa come il nostro diplomatico Premier, sia riuscito ad evitare il peggio. Magari l’avrebbe fatto promettendo qualcosa in cambio? E se fosse proprio il TAV? Questa resta un’ipotesi molto remota, soprattutto se confrontata con la prima.

Al di là delle congetture politiche, il TAV si farà…fino a prova contraria. Infatti, l’assenso al progetto deve arrivare dal Parlamento, a cui Di Maio si è richiamato. Anche il Presidente del Consiglio lo ha sottolineato: “il Parlamento è l’espressione della sovranità degli italiani e l’unico che può fermare questa decisione”. Si prevede l’ennesimo scontro all’interno delle aule di Montecitorio, soprattutto se il Premier non riuscirà a mettere d’accordo le due frange di questo governo.

ildonatello

Per approfondire l’argomento, leggi il mio articolo del 15 Febbraio: https://ildonatello.altervista.org/litalia-a-due-velocita-tra-il-tav-e-il-ritardo-infrastrutturale/

Articoli citati (fonti):

https://www.repubblica.it/politica/2019/07/23/news/conte_sulla_tav_il_governo_e_per_il_si_-231860788/

https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/07/23/tav-costi-numeri-e-struttura-della-ferrovia-torino-lione-la-tratta-principale-costera-86-miliardi-di-euro/5345861/