Facciamo Chiarezza in 5 Minuti (Rubrica Settimanale) – Quanto è pericolosa la Corea del Nord?

Salve a tutti! Come da titolo, nella settima puntata della mia rubrica, porterò davanti ai vostri occhi tutti i dubbi e le certezze al riguardo l’effettiva pericolosità della Corea del Nord. Quanto (davvero) è pericolosa la Corea? E soprattutto quanto è pericoloso l’arsenale nucleare di cui dispone? Buona lettura!

PUNTATA NUMERO 7 – QUANTO E’ PERICOLOSA LA COREA DEL NORD?

Ne avevamo già discusso prima di Pasqua, quando i rapporti tra Washington e Pyongyang erano arrivati ai minimi storici (link in basso), ora sembra che la situazione stia per degenerare. Il sottomarino americano Michigan, le portaerei giapponesi ed americane ancorate nei porti della Corea del Sud e le continue minacce di Kim Jong-Un fanno presagire un clima di guerra. Ma possiamo davvero contare sulla pericolosità del regime comunista della Corea? Sappiamo qualcosa riguardo il suo arsenale?

Innanzitutto bisogna ricordare che per garantire la pace, e il consapevole uso di armi nucleari, è stato redatto nel 1970 un trattato di non proliferazione nucleare, che si fonda su 3 principi: disarmo, non proliferazione e uso pacifico del nucleare. Perché vi ho citato questo trattato, per informarvi che fino al 2001 ve ne faceva parte anche la Corea del Nord! Poi a causa dei dissidi con gli americani e le successive sanzioni economiche per i test missilistici non autorizzati e pericolosi tentati, ve ne uscì. Gli Stati che possiedono testate nucleari proprie (ufficialmente) sono : USA, Russia (ex Unione Sovietica), Regno Unito, Francia e Cina, cioè i 5 Paesi appartenenti al Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Inoltre vi sono Paesi aderenti alla Nato che appartengono al programma nuclear sharing, cioè alla condivisione nucleare, che si esercitano per farsi trovare pronti ad un’ipotetica guerra nucleare. Tra questi c’è anche l’Italia che in alcune basi presenti sul nostro territorio, custodisce delle testate nucleari.

Ma veniamo a noi. A seguito delle “minacce navali” di Stati Uniti e Giappone, Kim Jong-Un ha fatto sfilare nella parata del 15 Aprile dei nuovi e giganteschi missili. E’ sorprendente come un piccolo stato di 120.000 kmq e di appena 24 milioni di anime abbia potuto sviluppare un arsenale del genere.

La Corea del Nord, secondo dati raccolti dalle agenzie di intelligence internazionali, disporrebbe di un numero di testate atomiche compreso tra 10 e 16. Si sa anche che ha effettuato almeno cinque test atomici sotterranei a partire dal 2006, l’ultimo dei quali nel settembre 2016.

Però nessuno di questi missili atomici può colpire l’America. Per esempio, nessuno dei grandi missili mostrati nel corso delle minacciose parate ha la gittata necessaria a colpire Washington. Secondo alcune stime, il Musudan potrebbe arrivare fino in Alaska, ma gli altri modelli, compresi i giganteschi missili della famiglia Uhna usati per inviare satelliti nello spazio, non sono mai stati testati con successo come missili intercontinentali (ICBM).

Inoltre i nordcoreani non hanno mai dimostrato di essere in grado di costruire bombe nucleari abbastanza piccole da potere essere caricate a bordo di un missile. Il problema è che non si tratta di traguardi tecnologici particolarmente difficili da raggiungere. Secondo la maggior parte degli esperti la Corea del Nord riuscirà ad avere armi nucleari e missili intercontinentali affidabili entro 5-10 anni.

Ora facciamo una piccola ipotesi: ipotizziamo che gli Usa decidano di effettuare un attacco alla Corea del Nord nel giro di una decina di anni e che il leader nordcoreano decida di effettuare una rappresaglia nucleare. Un simile attacco comincerebbe nelle basi missilistiche fortificate sotto le montagne del paese, dove centinaia di metri di terra e roccia proteggono i TEL, i sistemi di lancio mobili per missili nucleari intercontinentali. Alla parata dello scorso 15 aprile i nordcoreani hanno mostrato alcuni di questi enormi veicoli lunghi venti metri, in grado di trasportare un missile nucleare e di lanciarlo nel giro di pochi minuti.

Gli esperti dubitano che quelli mostrati fossero dispositivi pronti all’uso: probabilmente gli involucri cilindrici destinati a contenere i missili erano vuoti. In un prossimo futuro, però, saranno questi veicoli a trasportare i missili intercontinentali nordcoreani, poiché qualsiasi installazione fissa sarebbe un facile bersaglio per un attacco preventivo americano.

Dall’ordine di lancio al lancio vero e proprio occorrono sessanta minuti (portarlo fuori dal tunnerl, prepararlo e lanciarlo). In questi sessanta minuti si concentrano le migliori speranze di fermare l’attacco nordcoreano. Secondo gli esperti, sarebbe relativamente facile individuare i TEL prima del lancio. Sono veicoli ingombranti, in grado transitare su un numero limitato di strade e ospitati in poche basi fortificate, tenute sotto costante sorveglianza. È molto probabile, quindi, che le basi che ospitano i TEL vengano controllate e ogni attività sospetta venga segnalata per tempo. In un momento di grande tensione internazionale è possibile che ci siano costantemente pronti al decollo aerei in grado di colpire i TEL non appena si affaccino fuori dai tunnel. Se questo non fosse possibile, o se solo alcuni dei missili venissero colpiti, sarebbe il turno della difesa antimissile.

Una volta in aria, l’unico modo di distruggere un ICBM è colpirlo con un altro missile: una cosa che gli esperti paragonano a colpire un proiettile con un altro proiettile. Un missile intercontinentale viaggia a circa dieci volte la velocità del suono, più o meno tre chilometri al secondo. Nella prima fase del lancio segue una traiettoria molto ripida fino a che non esce dall’atmosfera. A quel punto la testata del missile si separa ed inizia una rapidissima corsa di rientro nell’atmosfera, fino al suo bersaglio.

I primi missili difensivi che verrebbero sparati per fermare la corsa di un ICBM nordcoreano sarebbero i missili anti-missile di base in Corea del Sud e nel Mar del Giappone. Il THAAD, che i sudcoreani stanno installando sulla terraferma, e il sistema Aegis a bordo delle navi giapponesi e americane, dovrebbero fermare gli ICBM nordcoreani nella fase di ascesa. Decine di missili verrebbero sparati in serie. I risultati che potranno ottenere, però, sono molto dubbi. Il THAAD è un sistema pensato per fermare missili a medio raggio diretti verso la Corea del Sud, non per distruggere ICBM diretti verso gli Stati Uniti. L’Aegis ha il compito di fermare missili diretti contro una nave. Nessuno dei due è mai stato testato contro un missile intercontinentale.

Una volta nello spazio la testata nucleare, più piccola di un’utilitaria, si separa dal resto del missile e quando inizia il suo rapidissimo rientro nell’atmosfera è oramai troppo piccola e veloce per essere fermata. Se falliscono THAAD e Aegis, l’ultima speranza per gli Stati Uniti è fermare i missili mentre si trovano ancora nello spazio. Questo compito spetta al Ground-Based Midcourse Defense (GMD), un sistema composto da radar, sensori e 30 missili intercettori (che dovrebbero diventare 40 entro la fine del 2017). A essere impegnati in caso di attacco nordcoreano saranno probabilmente i 15-20 missili di base in Alaska (quelli in California sono probabilmente troppo lontani per essere usati in questa circostanza).

Questo complesso sistema di difesa ha un’ottima possibilità di intercettare un missile lanciato dalla Corea del Nord e neutralizzarlo molto prima che divenga pericoloso. Se i missili fossero dieci, però, le cose cambierebbero parecchio. Colpire in volo un oggetto poco più grande di un frigorifero che si muove a dieci volte la velocità del suono è un compito difficile: fermarne un intero stormo è quasi impossibile. Non si conosce quale sia la soglia di bersagli che il sistema THAAD può tracciare, ma una batteria è composta da 8-10 missili e dovrebbero avere una percentuale di centri vicina al cento per cento per fermare un attacco simile. I THAAD, inoltre, si troveranno a operare in condizioni sfavorevoli. Lanciati dal sud, dovranno inseguire dei missili in volo verso nord e questo limiterà molto la loro capacità di intercettazione.

L’unica difesa esplicitamente pensata per gli ICBM è iI GMD dell’Alaska, che lancerà probabilmente venti missili. I test, svolti in condizioni ottimali, hanno mostrato che gli intercettori hanno una percentuale di successo del 53 per cento. Significa che venti intercettori dovrebbero essere in grado di centrare una decina di bersagli diversi. Il problema è che a quel punto nei cieli sopra gli Stati Uniti gli oggetti da colpire saranno probabilmente diventati centinaia. Qualsiasi paese in grado di costruire un ICBM, infatti, è perfettamente in grado di costruire una serie di contromisure che rendono intercettare il missile estremamente più difficile. Uno dei più efficaci è il pallone Mylar, una sfera di poliestere che si gonfia nello spazio come un airbag. Ogni missile ne può portare dozzine e rilasciarli non appena la testata si distacca dal missile. I missili intercettori americani si troverebbero così a dover scegliere il loro bersaglio tra decine di oggetti quasi indistinguibili da una testata nucleare e con soltanto pochissime frazioni di secondo per decidere chi colpire.

È molto probabile che se la Corea del Nord, o qualsiasi altra potenza nucleare, riuscisse a mettere in aria una decina di missili nucleari intercontinentali gli Stati Uniti subirebbero la perdita di una o più grandi città e di milioni dei loro abitanti. Per fortuna nel caso della Corea del Nord questo rimane un grande “se”, anche proiettando le sue capacità un decennio nel futuro. Il programma nucleare e missilistico nordcoreano ha mostrato parecchie mancanze, incidenti e fallimenti si sono seguiti con molta più frequenza dei lanci riusciti. Se i nordcoreani non riusciranno a impostare diversamente e con maggiore professionalità il loro programma missilistico, i malfunzionamenti e la scarsa qualità nella produzione delle armi rimarranno ancora a lungo una delle migliori difese degli Stati Uniti.

Speriamo che la mia rimanga solo un’ipotesi e che la situazione si risolva senza inutili spargimenti di sangue.

il link : http://ildonatello.altervista.org/coreadelnordcosastasuccedendo/

il solito saluto

ildonatello

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