La Crisi del Medio Oriente: Breve Analisi

Il Medio Oriente non è mai stato un posto tranquillo. È da sempre lacerato da guerre interne ed esterne, guerre di religione e non, insomma è una polveriera in procinto di espoldere definitivamente (se non è già esplosa).

Soprattutto oggi, con un nemico nuovo come l’ISIS non è semplice. Non è una semplice organizzazione terroristica, ma uno Stato nello Stato, più radicato, più difficile da individuare e distruggere. Infatti è dotato di illimitati mezzi finanziari e anche di uomini, pronti a morire e per la prima volta provenienti in massa anche dall’Europa (sono più di 3000). La situazione, già complicata, è resa più difficile da uno scenario internazionale in cui si mischiano religione (sciiti contro sunniti, estremisti contro musulmani e cristiani), e soprattutto dagli interessi di coloro che dovrebbero combattere l’ISIS.

Tra la Siria e l’Iraq (cioè i territori posseduti dallo Stato Islamico) ci sono i mezzi della coalizione internazionale che combatte contro i terroristi. Tale coalizione, campeggiata dagli USA (da settembre 2014), è formata da più di 40 Stati che con mezzi diversi contribuiscono alla lotta al terrorismo internazionale. Oggi tale coalizione sembra avere un doppio comando : da una parte gli USA (prima con Obama e oggi con Trump) che insiste con i bombardamenti (l’ultimo con la MOAB) e che non vorrebbe inviare truppe di terra (per non rivivere la tragedia del Vietnam) e dall’altro lato c’è la Russia, con Putin, che è intervenuta per due motivi :

1) Per difendere i propri intressi nella propria zona di influenza;

2) Per difenere l’amicone Bashar al-Assad, leader della Siria dal 2000, che l’Europa e gli Usa vogliono deporre.

Al centro della coalizione c’è la Francia, colpita ben 3 volte dalla crudeltà senza senso dei jihadisti, che cerca leader forti per vendicare i propri morti. Infine c’è la Turchia, l’incognita per eccellenza, un Paese che da un lato tende la propria mano all’Europa e dall’altro si tiene lontano dalla causa occidentale combattendo i curdi, gli unici impegnati sul campo contro l’ISIS.

Analizziamo brevemente la situazione dal punto di vista delle principali forze in campo :

Iniziamo con la Turchia, retta dal dittatore Erdogan, in carica da una vita e, in teoria come tutti gli Stati della CI, nemica giurata dell’ISIS. In realtà i turchi sono impegnati a combattere più i Curdi (specie quelli del PKK) che i miliziani di Al-Baghdadi. Erdogan, fin ora, ha utilizzato la scusa del terrorismo, per attaccare la minoranza curda in patria e al confine, dove quest’ultima è anche impegnata contro l’ISIS. Inoltre con l’abbattimento del Jet Airbus, la Turchia si è fatta un nuovo nemico pericoloso e potente : la Russia.

La Russia di Putin diplomaticamente ha appoggiato la causa francese e si è dichiarata nemico numero 1 dell’ISIS. In realtà la verità è un’altra : è da tempo che Putin si muove in Siria, soprattutto per difendere Assad, suo amico ed alleato, mandando truppe ed aerei per combattere più i ribelli siriani che i jihadisti. Almeno fino all’attentato dell’Airbus russo e a quello di San Pietroburgo (per avere le idee più chiare, clicca su questo link www.ildonatello.altervista.org/attentatodisanpietroburgo/). Ora la tensione con la Turchia ha spinto Putin prima a pretendere delle scuse da Ankara e poi a dispiegare le forze speciali russe in Medio Oriente, dunque Putin ha dato la disponibilità di schierare truppe di terra, al contrario degli USA.

Gli Usa vivono una situazione molto difficile a causa della presenza di molteplici nemici nel Medio Oriente. Da un lato l’ISIS, contro cui gli USA stanno muovendo bombardamenti in particolare su Siria e Iraq. Lo Stato Maggiore statunitense ha ribadito che non ci sarano truppe di terra a combattere i jihadisti. Questo perché l’intervento americano in Afghanistan è attivo ancora oggi poiché lì continua a prosperare l’altro storico nemico, al Qaeda, non ancora sconfitto. Inoltre vive negli americani il sentimento “negativo” legato al Vietnam, e il popolo probabilmente non approverebbe un altro intervento di terra. La tensione con la Russia è sempre più alta: dopo l’Ucraina, c’è stata la Siria per via di Assad. Ora, c’è la lotta all’ISIS, con Putin sempre più il punto di riferimento anche per alleati storici come la Francia: lo scontro con la Turchia rende (se possibile) tutto più difficile.

Al centro, ovviamente, c’è l’ISIS, che guidato da Abu Bakr al-Baghdadi, amministra un territorio abitato da 6 milioni di persone tra Siria e Iraq e lo governa come fosse uno Stato a sè. I terroristi hanno nemici ovunque : USA, Russia ed Europa, ma lo sono soprattutto i musulmani “diversi”. Nemici sono gli sciiti, quindi l’Iran e la Siria di Assad (che è sciita ma governa un paese a maggioranza sunnita). Poi, anche i Paesi arabi a maggioranza sunnita sono nemici, perché fanno parte della coalizione che combatte contro di loro, ma che ci siano privati di questi Paesi che li finanziano è risaputo (grandi imprenditori e petrolieri). Israele, stato poco “orientale” e storico alleato degli USA, ma lo sono anche i Paesi del Nord Africa come la Tunisia, colpita più volte da attentati perché Paese democratico. La stessa Turchia, colpita da attentati contro la popolazione inerme, nonostante la politica filo-orientale (ciò che fa infuriare l’ISIS è l’ambigua politica di Erdogan, che da un lato “non combatte” ma dall’altro fa parte della NATO).

La crisi del Medio Oriente è molto grave e l’indecisione della Coalzione nel combattere seriamente questi pericoli la rende ancora più pericolosa. La mia speranza è che venga presa una posizione più seria perché i bombardamenti mietono più vittime tra i civili che tra i miliziani jihadisti.

Per avere un’idea più chiara su cosa sia l’ISIS, visita la mia rubrica :

http://ildonatello.altervista.org/facciamochiarezzaisis/

un saluto, ildonatello