Europa – C’è ancora chi ci crede?

Salve, dopo un po’ di tempo in cui ho dedicato poca attenzione al mio blog, ritorno a pubblicare qualcosa di davvero interessante. Per caso, gironzolando sul Web ho avuto modo di leggere un recente “sondaggio”, o meglio studio, della Commissione Europea relativo al gradimento mostrato dai cittadini dell’Unione verso le istituzioni e la grande Comunità di cui fanno parte. Lo strumento utilizzato è quello dell’Eurobarometro. Innanzitutto cos’è l’Eurobarometro?

L’Eurobarometro è una pubblicazione ad opera della Commissione Europea che misura ed analizza le tendenze dell’opinione pubblica in tutti gli Stati membri e nei Paesi candidati ad entrare nella grande e numerosa famiglia di mamma “Europa”. L’utilità di questo strumento? E’ evidente, poiché è importante per i vertici conoscere gli orientamenti dell’opinione pubblica per poter indirizzare meglio le proposte legislative, prendere decisioni il meno impopolari possibili (già…) e per valutare il proprio operato.

Uno strumento necessario a quanto pare, una pubblicazione interessante che ci serve per capire chi è, in poche parole, euroentusiasta o euroscettico.

A prima vista, la ripresa economica in vari Paesi ha portato un forte entusiasmo tra la popolazione, infatti il segno + vicino ai dati come PIL e Occupazione, ha dato un calcio all’euroscetticismo dilagante. Ma non è tutto rose e fiori, poiché non tutti la pensano così.

Una buona parte dell’Europa rimane scettica sul “bel faccino” dell’Unione e si allontana velocemente da chi crede che la permanenza nell’organo sovranazionale sia un bene. In particolar modo gli inglesi (vedi alla voce “Brexit”) e un po’ a sorpresa, noi italiani.

E’ quindi una questione di punti di vista, una moneta con due facce: una incantevole ed una mostruosa.

Ma, prima di ascoltare le brutte notizie, vediamo quelle belle.

Quali sono i Paesi più interessati da questo entusiasmo?

L’Irlanda è il paese più fiducioso dell’Unione, complice la forte crescita economica. Seguono, Bulgaria (48%), Lituania e Paesi Bassi (46%). Sul fondo della classifica, i Greci sono i più negativi (comprensibilmente) con solo il 16% degli intervistati a ritenere che l’UE stia andando nella giusta direzione. Seguono italiani, francesi e britannici, tutti attorno al 20%.

Addirittura i Paesi dell’Est, a causa dei forti incentivi dati dall’Unione Europea e a causa degli elevati tassi di crescita economica, sono più fiduciosi verso l’Europa che verso il proprio Governo, quindi verso casa loro.

Ma non tutti sono d’accordo. All’entusiasmo si contrappone la sfiducia, soprattutto da parte di noi italiani. Seguiti da greci, ciprioti, austriaci e britannici.

Quindi la ripresa economica e quella occupazionale hanno contribuito a rinvigorire l’immagine dell’Unione. Ma eliminati i vecchi problemi, se ne aggiungono altri: immigrazione e minaccia terroristica. Fra i nuovi temi, in aumento c’è anche il cambiamento climatico.

L’Italia, a sorpresa, si dimostra uno dei Paesi più euroscettici.

Un dato sorprendente perché il nostro Paese si dimostra più sfiduciato rispetto ad altri più duramente colpiti dalla crisi come Spagna e Portogallo. E a differenza degli altri Paesi dove sono i giovani a portare avanti la causa europea, in Italia è proprio in questa fascia che si sta dimostrando progressivamente meno europeista.

Beh, la campagna elettorale non aiuta di certo, condotta con astio nei confronti dei “limiti” e delle “imposizioni” dell’Europa nei nostri confronti. Anche se a dirla tutta, fino al 2013 gli italiani (quasi il 75%) dava la maggior parte delle responsabilità della crisi e delle manovre economiche sbagliate alla classe politica e dirigente, vedendo l’Europa il meno responsabile possibile (fiducia al 47%). Poi, i famosi “ce lo chiede l’Europa” e il continuo scarica barile di responsabilità ha fatto il resto. Ovviamente l’Europa non è innocente, ma la politica, soprattutto quella old, dovrebbe incentivare a credere in una istituzione sovranazionale fortemente voluta da loro e dovrebbe ammettere le proprie responsabilità in una crisi economica che ha radici antiche, molto prima dei Subprime Americani e del fallimento (Chapter 11) della Lehman Brothers a cui generalmente si fa risalire la crisi economica. Complice la poca chiarezza dei meccanismi dell’Unione, gli elettori credono più alle dichiarazioni dei politici, anche quelle poco chiare (Euro si o euro no? Questo tetto del 3% lo sfioriamo o no?) e alla via così.

Ovviamente la sfiducia aumenta anche a causa della poca credibilità delle istituzioni pubbliche, quindi parleremmo di una sfiducia generalizzata nelle istituzioni pubbliche ritenute sempre più lontane dai cittadini. E se anche la fiducia nell’Unione dal 2013 è calata del 20%, gli italiani rimangono sempre più fiduciosi verso l’Europa che verso il proprio Parlamento (11%) Anche se questo non è un dato proprio rassicurante.

Ecco a voi il documento della Commissione Europea:

http://www.europarl.europa.eu/external/html/parlemetre/eb88_v2.pdf

Fonti: Europarlamento, YuoTrend, Itanes

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